Storie ed Aneddoti

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    Grazie anche per questo aneddoto... il fatto del duello mi ha fatto venire in mente quello fra Oscar e il duca de Germaine... devo dire che la Regina è stata davvero clemente con loro: a Oscar un mese di arresti domiciliari, al duca nulla (questo nell'anime). Nel manga, invece, il duello non ci sarà, proprio perché erano vietati e la regina Maria Antonietta interverrà tempestivamente.
    Per quanto riguarda la Marchesa di Langeac, invece, beh... donna sicuramente intraprendente, come lo furono la Du Barry e Jeanne, che non ha esitato a "vendersi" per migliorare la propria situazione (mi ricorda molto anche una delle storie extra di Versailles no Bara e cioè la storia di Christine, che, rimasta orfana va a Parigi a lavorare per poter curare il fratello minore. Qui incontra colui che diventerà suo marito, un nobiluomo e da qui diventerà la preferita del duca d'Orleans). Non mi addentro nella moralità della cosa, ma certo è che allora la vita di una donna valeva davvero poco...
     
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    Beh, Madamigella, del fatto che una bella donna cerchi di fruttare le proprie "qualità" per migliorare la sua condizione, specialmente se povera, ne è piena la storia del mondo :blush:
     
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    Grazie Anna & Fede per questo tipico ritratto delle dinamiche di Corte e del modo in cui la vicinanza ai Regnanti segnasse il destino di molti nobili e arrampicatori sociali.
    Alcune donne utilizzavano l'unico "potere" a disposizione per realizzare la propria scalata sociale e spesso su questo costruivano le proprie fortune ed assicuravano la propria discendenza.
    Intendiamoci, accade anche oggi... il mondo è pieno di donne senza scrupoli e anche oggi la caduta di chi è al potere trascina, spesso, nell'oblio il proprio cerchio magico.
     
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    I canoni di bellezza sono molto diversi, e un ritratto non è una foto.
    Per fare un esempio Fersen era considerato un Adone.

    In fondo bisognava anche essere intelligenti per poter ottenere ciò che si voleva.
    E come dice Fede, nato l'uomo e nata la donna... il resto è storia.
     
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    Si può anche dire che di donne che vendevano il corpo ce ne erano tantissime (come oggi), uomini importanti (e re...) che andavano con loro altrettanto (come oggi), ma per arrivare ad essere come la Marchesa di Langeac, o addirittura come la du Barry, dovevi per forza avere anche un cervello notevole, considerato proprio le umili origini. Le doti amatorie non potevano bastare.

    Se qualcuno leggerà la biografia della du Barry, capirà come, col passare del tempo, ella abbia usato benissimo più la testa che il corpo e questo anche e specialmente dopo la sua "caduta".
    Purtroppo per lei, ella non ebbe abbastanza cervello per capire di che pasta erano fatti i rivoluzionari. Ma questa è un'altra storia...

    1 su 1000 ce la fa...
     
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    CITAZIONE (Fede70 @ 23/6/2021, 11:51) 
    Si può anche dire che di donne che vendevano il corpo ce ne erano tantissime (come oggi), uomini importanti (e re...) che andavano con loro altrettanto (come oggi), ma per arrivare ad essere come la Marchesa di Langeac, o addirittura come la du Barry, dovevi per forza avere anche un cervello notevole, considerato proprio le umili origini. Le doti amatorie non potevano bastare.

    Certamente Fede, volevo dire che, ai tempi, una donna (anche con un cervello notevole) di umili origini, difficilmente sarebbe riuscita in una scalata sociale di quel tipo senza scendere a compromessi e senza spregiudicatezza. Le doti amatorie non potevano bastare, ma temo neanche il cervello notevole.
     
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    Questione di Attitude direbbero gli inglesi (da non confondere con Aptitude)… ^_^

    Da sempre uomini e donne fissano i loro obiettivi e agiscono per conseguirli in base al valore che a essi attribuiscono.

    Un’altra questione che si evidenzia in questo racconto è che sicuramente non era facile, ieri come oggi, raggiungere certi traguardi (strada lunga, tortuosa e piena di insidie) ma ancor più difficile risultava mantenere la posizione, specie senza aver “lavorato” bene a 360 gradi o senza l’accortezza di capire in anticipo quando il vento stava per cambiare…

    In questo tipo di storie a me fa specie osservare come in tante famiglie Nobili il sangue blu era piuttosto “annacquato”…
    Origini camuffate da falsi certificati di nascita, figli la cui paternità non era accertata o tenuta nascosta per mille ragioni quando invece si conosceva con certezza. O semplicemente tutti sapevano come stavano le cose ma per un motivo o per un altro andava bene così…
    Non si facevano liti furibonde o si portavano le carte in tribunale… Al massimo si chiudeva la questione con un duello…

    Situazioni mai belle ma gestite con più eleganza di oggi. E forse per questo andavano tanto di moda perché probabilmente si aveva una visione dorata e sotto certi aspetti più ingenua…
    Se l’alternativa era la fame (quella vera, che nessuno di noi conosce) o una vita di violenze domestiche… Quanta miseria…

    Oggi uomini e donne hanno sicuramente più alternative ergo meno scusanti per certi comportamenti. Ma il rischio oggi è cadere in altri tipi di miserie.
     
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    #7 - CONTADINI POVERI. CONTADINI RICCHI


    Protagonisti e periodo: i contadini della fine XVII sec.
    Topic: ricerche e storie sul popolo.

    ___________________________________


    I contadini poveri del Nivernais, visti da Vauban nel Gennaio del 1696.

    …Tutto quello che va sotto il nome di basso popolo vive unicamente di pane di farina d’orzo e d’avena mescolate; ma, poiché non tolgono neppure l’esterno della spiga, spesso si possono trovare nel pane un’infinità di pagliette d’avena di cui è infestato. Gli abitanti si nutrono inoltre di pessima frutta, per la maggior parte selvatica, e di qualche tipo d’erba da minestra (legumi) dei loro orti, cotte nell’acqua con l’aggiunta di un po’ d’olio di noci o di una piccola barbabietola (ma più spesso senza) o con un pizzico di sale. Solo i più abbienti mangiano pane di segale mescolata con orzo e frumento.

    …Il popolo ordinario beve raramente (il vino), mangia carne meno di tre volte l’anno ed usa poco il sale… non bisogna dunque meravigliarsi se popoli sì mal nutriti dimostrino tanta debolezza di forze. A tutte queste cose va aggiunto che essi soffrono della nudità, che contribuisce assai alla loro cattiva salute: i tre quarti di essi non sono vestiti che di una tela mezza putrefatta e a brandelli, sia d’inverno sia d’estate; per unica calzatura portano zoccoli, senza accompagnare l’uso con la calze in nessuna parte dell’anno. Se qualcuno ha un paio di scarpe se le mette la domenica e negli altri giorni festivi; l’estrema povertà in cui sono ridotti (dal momento che non posseggono un pollice di terra) ricade anche sui borghesi delle città e di campagna che abbiano qualche bene al sole, ed anche sulla nobiltà e sul clero: infatti, questi poveretti prendono le terre a contratto di mezzadria; e se il padrone che vuole avere un nuovo mezzadro sloggia il precedente, deve pagare i suoi debiti, mettere nella stalla un po’ di bestiame e nutrire per un anno a sue spese il nuovo mezzadro e la sua famiglia…
    Il povero popolo viene colpito in altro modo anche dai prestiti in grano e in denaro che riceve, nel bisogno com’è, dai cittadini agiati; devono sottostare ad un enorme tasso d’interesse, camuffato sotto il nome di dono, che i loro creditori si fanno dare dopo la scadenza dei termini del credito per evitare l’uso del braccio secolare; e se il termine di scadenza si prolunga di solo tre o quattro mesi ci vuole, in capo a questi ultimi, un altro dono; altrimenti il sergente (l’uscere preposto ai pignoramenti dei debiti) fa inevitabilmente piazza pulita. Per non offendere nessuno tacerò molte altre vessazioni cui questi poveretti soggiacciono.

    Questo stato di estrema miseria non manca di produrre i suoi effetti ordinari, cioè in primo luogo quello di rendere le popolazioni – i bambini in special modo, la cui mortalità è alta per carenza di adeguata alimentazione – deboli e malsani; poi quello di produrre fannulloneria e scoraggiamento negli uomini, persuasi che solo la parte minore e più scadente del loro lavoro vada a loro vantaggio; infine quello di generare bugiardi, ladri, gente di mala fede, sempre pronta a spergiurare purché la si paghi, e ad ubriacarsi solo che ne abbia i mezzi…

    Fonte:
    Vauban “Description géographique de l’élection de Vezelay" in Project d’une dixme royale, 1707, ed.cit., pp. 279-281.
    Tratto dal libro L'Ancien Régime. La Società. I Poteri - Pierre Goubert.
    Nota di Pierre Goubert: sebbene la regione fosse particolarmente povera ed il periodo particolarmente disgraziato, Vauban abitò proprio in quella regione e vi effettuò una ricerca approfondita.

    Le_Nain_-_Repas_de_paysans__1642__-_ridotto

    Repas de Paysans (1642) - Louis Le Nain (1593 - 1648)



    Lavoratori agricoli della vallata dell'Essones.

    Alla massa dei meno agiati fa contrasto il ristretto gruppo dei lavoratori agricoli (laboureurs), che non rappresenta nemmeno l’8% del totale della popolazione (della vallata dell’Essonnes)…

    Il tratto che distingue ed insieme definisce il lavoratore agricolo (quanto meno alle origini ed in larga misura nel XVII secolo) è costituito dalla messa a frutto dei terreni coltivabili tramite mezzi propri… Si tratta… essenzialmente di terreni presi in affitto. Il laboureur si presenta quindi in primo luogo come locatario di queste grosse unità agricole… che vanno dai 200 ai 300 arpenti (1 arpento = 40 are)… non è raro che egli accumuli molte di queste tenute… Francois Moreau (nel 1691)… ha in affitto contemporaneamente alla tenuta della Quercia Tagliata, consistente in circa 120 arpenti di terre coltivabili, anche quella di la Mézière, la cui superficie ascende a 35 arpenti… Nel 1700 Gilles Labourer, che già amministra la Verville, la più grande fattoria del ducato (di Villeroy), prende in affitto per nove anni un’altra fattoria del ducato, la Boulineaux (a Saint-Fargeau), consistente in 234 arpenti di terra coltivata e in 14 di prati; il totale dei terreni da lui amministrati ascende in tal modo a 635 arpenti di terra e 55 di prati, per una superficie di 300 ettari. Quest’ultimo esempio ci mostra che un lavoratore agricolo può essere tutt’altra cosa che un semplice coltivatore. In effetti si può difficilmente pensare che il possessore di una tenuta di questo genere abbia giustificato il proprio titolo di laboureur, che guida personalmente l’aratro. In questo caso abbiamo a che fare con un vero e proprio imprenditore agricolo.

    Del resto è facile accorgersi che questo imprenditore ha al suo arco – se così si può dire – ben altre frecce che non quella della “coltivazione” delle terre prese in affitto. Molto spesso è amministratore dei diritti signorili… in questo modo Antoine Bigé, laboureur di Fontenay-Vicomte, prende in affitto dalle monache di Port-Royal di Parigi la terra di Mondeville, consistente nel “luogo signorile” (fabbricato di abitazione coperto di tegole “con la camera dove si tiene la giustizia” e costruzioni di uso agricolo coperte di stoppie), in 160 arpenti di terra, 3 di vigna, e 4 di bosco ceduo; inoltre, contemporaneamente, riceve “l’intera signoria di Mondeville, consistente in rendite signorili, denari, polli o capponi, granaglie (il tutto da pagare nel giorno di San Remigio); infine il diritto di Abbuono [Abonnement: esenzione delle imposte dietro esborso di una cifra à forfait. N.d.T.] con i mugnai e quello di caccia su tutto il territorio della suddetta signoria per (evitare) il furto e la dispersione delle sementi”.

    A Ballancourt… Jean Barbier – e successivamente suo figlio Robert – sono contemporaneamente amministratori del Petit-Saussay (circa 250 arpenti) e ricevitori delle imposte per la commanderie di Saussay. Questo sistema di affitto complessivo, vantaggioso per il signore, che vede semplificarsi l’amministrazione dei propri beni, è visto di buon occhio dagli amministratori; in effetti addossarsi la messa a frutto di un terreno dell’estensione di 150 o di 200 ettari richiede il possesso di grossi capitali ( dalle 2000 alle 3000 Livres solo per le varie opere di coltura), parzialmente ottenuti attraverso l’amministrazione dei diritti signorili, che, oltre alla considerazione cui venivano fatti segno i possessori del titolo di “ricevitore di una terra e signoria”, permetteva… di esercitare una notevole pressione sulla massa della popolazione rurale e di aumentare l’egemonia dell’amministratore sul mondo dei meno abbienti.

    I laboureurs traggono a volte questi capitali da un terzo genere di attività: il commercio. Molti di essi vendono la produzione suscettibile di venire smerciata da soli, per evitare intermediari, “granaiuoli” e grandi mercanti di grano…
    Il lavoratore agricolo ci appare dunque, visto attraverso il prisma delle sua diverse attività, una specie di imprenditore a carattere quasi capitalistico, un misto di uomo d’affari e di coltivatore. Questo è, se non il ritratto della maggioranza di coloro che si autodefinivano laboureurs, almeno il tipo cui tutti costoro desiderano uniformarsi.

    Fonte:
    Michel Fontenay, “Payasans et merchands ruraux de la vallée de L’Essonnes dans la seconde moité du XVII siècle », in Paris et l’Ile-de-France, edito a cura della Féderacion des socités historiques et archéologiques de Paris et de l’Ile-de-France, t. IX, Parigi 1958, pp.245-249.
    Tratto dal libro L'Ancien Régime. La Società. I Poteri - Pierre Goubert.
    Nota di Pierre Goubert: il tipo qui descritto è reperibile nell’ Ile-de-France e nelle ricche pianure cerealicole del bacino parigino, ma è ben lungi dall’esser presente nel regno nel suo complesso.

    Anna & Fede

     
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    #8 - LA PRESENTAZIONE A CORTE



    Protagonisti:
    - Anne-Louise Germaine Necker, baronessa di Staël-Holstein, meglio conosciuta come Madame de Staël (1766 - 1817).
    - Maria Antonietta d'Asburgo Lorena (1755 - 1793).
    - Luigi XVI di Borbone (1754 - 1793).
    Periodo: 31 Gennaio 1786.
    Topic: aneddoto di Corte.
    Fonti:
    - Dictionnaire critique et raisonné des étiquettes de la cour ou l’esprit des étiquettes et des usages anciens di Stéphanie Félicité du Crest, Contessa de Genlis, meglio conosciuta come Mme de Genlis, 1818.
    - Amante di un Secolo di J.Christopher Herold.

    __________________________________________


    La cerimonia della Presentazione a Corte era temutissima, un vero incubo (anche economico), specialmente quella delle dame.

    Ma in cosa consisteva?

    Ci si doveva presentare in grand habit e già lì si spendeva una fortuna (4/5000 Livres come minimo).
    Essa avveniva solitamente di Domenica e la dama in questione doveva essere presentata da un’altra dama già presentata a sua volta.
    Alla vigilia della presentazione le due dame andavano a Versailles a far visita a tutti “gli onori”, ovvero la Dame d’Honneur e la Dame d’Atours della Regina che “inquadravano” la candidata in un colloquio.
    Successivamente si prendevano lezioni su come doveva avvenire tecnicamente la cerimonia, ovvero:

    - Si faceva una riverenza sulla porta.
    - Una dopo qualche passo.
    - Una vicino alla Regina.
    - Ci si toglieva il guanto della mano destra.
    - Ci si inchinava per prendere l’orlo del vestito della Regina per baciarlo.
    - La Regina si ritirava indietro leggermente per impedire che la si baciasse veramente.
    - La Regina rivolgeva qualche frase di circostanza alla presentante, poi faceva una riverenza che era il segnale per la presentante di ritirarsi.
    - A quel punto arrivava il difficile, ovvero indietreggiare SENZA VOLTARSI, rifacendo le tre riverenze e spostando ogni volta CON IL PIEDE (!) lo strascico che era lungo qualche metro.

    Presentazione_11
    Presentazione a Corte alla Regina Vittoria l'11 Maggio 1891. È passato più di un secolo dai tempi di Maria Antonietta, ma il senso del cerimoniale è lo stesso...


    Per darvi l’idea, ci volevano 22 aune di stoffa (circa 25 metri) per un abito da cerimonia di questo tipo, accessori esclusi!

    Se la presentata aveva già il “diritto di tabouret” (ovvero lo sgabello che le consentiva di sedersi in presenza della Sovrana), ella non doveva umiliarsi abbassandosi per baciare il vestito della Regina: bastava avvicinarsi porgendo leggermente la guancia come per baciare la Sovrana e la Regina faceva lo stesso.
    Quando la presentata era una Duchessa, la Regina la riceveva in poltrona, si alzava, e la salutava in piedi, poi si rimetteva a sedere ed alla Duchessa veniva offerto lo sgabello (tabouret).

    Completata la cerimonia si andava al grande ricevimento con svariate decine di coperti, si aveva l’onore di poter giocare con Sua Maestà o con la Delfina e si aveva il diritto di poter entrare nella carrozza del Re e della Regina.

    IL TUTTO doveva venir eseguito con estremo controllo ed eleganza.
    Guai a sbagliare: si sarebbe stati lo zimbello di tutta la Corte e di Parigi per giorni.
    Potete capire come tutto questo non facesse letteralmente dormire la notte chi doveva affrontare tutto questo.
    Ora, per una donna di altissimo rango, allenata alle ferree regole dell’etichetta di Corte fin dall’infanzia e fin nel più piccolo gesto, solitamente non c’erano problemi, ma per una nobildonna, o presunta tale, di livello più basso o comunque non assidua frequentatrice di Versailles, quella cerimonia era letteralmente un incubo.
    Mme_de_Stael__Marie_Eleonore_Godefroid_1810_circa__ridotto
    Madame de Staël.
    Dipinto di Marie Eléonore Godefroid, 1810 circa.

    Raccontiamo l’aneddoto.

    Il 31 Gennaio 1786, dieci giorni dopo il matrimonio con il Barorne Erik Magnus Staël von Holstein, presentazione a Corte di Anne-Louise Germaine Necker, meglio conosciuta come Mme de Stael.
    La salottiera delle salottiere, colei che ospitava tutti i “benpensanti” di Parigi avversari della monarchia, si doveva presentare di fronte a Luigi XVI, Maria Antonietta e tutta la Corte che contava.

    L’avvenimento era epocale.

    Come si sarebbe presentata la de Stael? Avrebbe fatto errori? Come l’avrebbe accolta la Regina?
    Era noto anche al Polo Sud che le due si detestavano.

    L’abito era, manco a dirlo, di Rose Bertin ed era tanto sontuoso quanto delicato.
    Germaine Necker non si smentì ed arrivò in ritardo. Scendendo velocemente dalla carrozza le si allentarono alcune cuciture del vestito.

    La cerimonia incombeva e Mme de Stael si presentò.
    Di fronte a lei c'erano il Re, la Regina, i Conti di Provenza, i Conti d'Artois e tutta la Corte che contava.

    Ella fece le tre riverenze, ma all’atto di inchinarsi per prendere il lembo del vestito della Regina le guarnizioni dello strascico e del vestito si impigliarono e si strapparono.

    Non si aspettava altro: Mme de Stael sprofondò.
    Luigi XVI ci mise il carico: “Se non vi sentite a vostro agio qui con noi, mai vi sentirete a vostro agio, in nessun luogo”.
    La Regina, più finemente (e sicuramente con intima soddisfazione) la trattò con bontà e la condusse nel suo boudoir dove una cameriera le rammendò il vestito.
    La conversazione fra le due scivolò sul ricevimento da 84 ospiti che si sarebbe svolto più tardi.

    Tempo qualche ora la notizia della figuraccia fece il giro dei salotti di Parigi dove la cosa sconfinò subito in politica: una fazione derise la de Stael per la sua dabbenaggine ed una la difese per la modestia con qui affrontò la situazione.
    Il tutto era da ricondurre anche al fatto che ella era figlia di Necker il quale non tutti amavano.

    Inutile dire che a Corte se ne parlò per giorni...

    Anna & Fede



    Edited by Fede70 - 12/9/2021, 22:40
     
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    Se l’aneddoto è giunto fino ai nostri giorni dev’essere stato un accadimento molto “discusso” l’incidente al vestito di Mme de Stael tenuto conto anche del contesto ‘politico’…

    Grazie Anna e Fede per questo nuovo capitolo!

    Edited by Princess74 - 4/9/2021, 17:58
     
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    Davvero una "chicca" questo aneddoto di Corte! Sua Maestà non infierì...ma reagì con lo stile e la classe di una vera Regina...
    Grazie Anna e Fede :bow: :bow:
     
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    Allora ti racconto questa.

    Siamo in piena Rivoluzione.
    Il 6 Dicembre 1791 fu nominato Ministro della Guerra Louis Marie de Narbonne-Lara, che era sponsorizzato da Germaine de Stael che era rientrata per un po’ a Parigi.

    La Regina in una lettera a Fersen:

    Il conte Louis de Narbonne è diventato finalmente ministro della guerra; che trionfo per Mme de Stael, e che piacere avere per lei tutto l’esercito a sua disposizione.

    Il riferimento era al fatto che, evidentemente, nei salotti della Necker non si parlava e basta...Emoticon_sghignazzante
     
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    CITAZIONE (Shiroibara @ 4/9/2021, 10:12) 
    Davvero una "chicca" questo aneddoto di Corte! Sua Maestà non infierì...ma reagì con lo stile e la classe di una vera Regina...

    Penso che l’atteggiamento mostrato nei suoi confronti da Sua Maestà la Regina in quella circostanza la colpì molto intimamente.

    Anni dopo, mantenendo l’anonimato sicuramente per ragioni più legate alla legge dei sospetti che venne approvata il 17 settembre 1793 (ma si capiva da tempo ‘l’aria che tirava’), nell’agosto del 1793 Mme de Stael fece pubblicare il testo: "Riflessioni sul processo della regina" scritto da lei.
    È una difesa appassionata della Regina ma anche come donna.
    Se avete tempo leggetelo.

    Credo fosse sincera, cioè non avesse altri interessi a scrivere quella lunga lettera. Anche quando salì al potere Napoleone ebbe da dire la sua e fu esiliata.
    Ammetto di non conoscere bene questa parte della storia perché più che un personaggio storico la conosco come personaggio letterario che si relazionò con uno dei poeti e letterati che amo di più: Giacomo Leopardi. Il quale si trovò in antitesi con lei su alcune questioni.
    Tornando a noi, ecco cosa scrisse di Maria Antonietta:
    E' impossibile porre maggiore grazia e maggiore bontà nella cortesia; ella possiede una forma di affabilità che non permette mai di dimenticare che essa è regina e tuttavia persuade sempre che essa lo dimentichi"
     
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    CITAZIONE (Fede70 @ 4/9/2021, 10:54) 
    Allora ti racconto questa.

    Siamo in piena Rivoluzione.
    Il 6 Dicembre 1791 fu nominato Ministro della Guerra Louis Marie de Narbonne-Lara, che era sponsorizzato da Germaine de Stael che era rientrata per un po’ a Parigi.

    La Regina in una lettera a Fersen:

    Il conte Louis de Narbonne è diventato finalmente ministro della guerra; che trionfo per Mme de Stael, e che piacere avere per lei tutto l’esercito a sua disposizione.

    Il riferimento era al fatto che, evidentemente, nei salotti della Necker non si parlava e basta...Emoticon_sghignazzante

    AHAHAHAHAH! non si può certo dire che le mancasse l'ironia...
     
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    Davvero interessante anche questo aneddoto! Mme de Stäel l’ho studiata solo sui libri di storia ed è un personaggio che mi ha sempre affascinata. Anche la Ikeda la cita quale salvatrice di Bernard e Rosalie in un paio di occasioni e come mèntore del piccolo François Chatelet.
     
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268 replies since 15/5/2021, 19:09   7388 views
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