Biografia della Contessa du Barry

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Fede70
        +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    LE DUE ROSE

    Group
    Moderatori Globali
    Posts
    4,892
    Like
    +11,330
    Location
    Granducato di Toscana

    Status
    Offline

    - CAPITOLO II -
    IL REGNO DELLA FAVORITA



    - 1 -
    JEANNE A CORTE


    Il giorno dopo, Domenica, madame du Barry si reca alla messa nella cappella reale, prende posto dove un tempo sedeva Madame de Pompadour, molto vicino alla tribuna reale. Luigi XV assiste alla messa rivolgendo spesso la parola all’arcivescovo di Reims.
    Subito dopo la messa, la Contessa va ad assistere al pranzo delle figlie del Re a cui partecipa anche il Delfino.
    Secondo il principe de Ligne, madame du Barry aveva uno stile migliore di quello di Madame de Pompadour.
    Il 25 maggio 1769, il Re organizza una cena a Bellevue, il castello che era stato di Madame de Pompadour. In quel mese in cui madame du Barry aveva vissuto a Versailles, ella aveva potuto toccare con mano l’odio che alcuni cortigiani nutrivano per lei. Ella se ne lamenta con il Re che decide di agire.
    Il Giovedì di quella settimana anche le dame più astiose vengono invitate dal Re. Le prime dame ad arrivare sono le partigiane di madame du Barry (le cosiddette Barrystes), che iniziano a passeggiare nei giardini. Madame du Barry le raggiunge e ben presto si formano due schieramenti, uno capeggiato da madame du Barry e l’altro dal duca de Choiseul. All’arrivo del Re, molti cortigiani iniziano a passeggiare con madame du Barry, lasciando il Duca de Choiseul da solo.
    La cena non serve a migliorare i rapporti tra la Contessa e il Duca de Choiseul, anche se il Re li fa accomodare vicino. La Contessa non ama il Duca, che la ricambia odiandola, eppure Jeanne si mostra sempre molto gentile nel rivolgersi al ministro. In un’occasione ella gli scrive per sollecitare un favore per un certo signor Nallet, a cui il Duca de Choiseul aveva fatto delle promesse che sembrava non voler rispettare:
    Etienne-Fran_ois_de_Choiseul
    Étienne-François de Choiseul ritratto da
    Louis-Michel van Loo. 1763 circa.
    “Non ne parliamo più, signor duca, se avete cambiato opinione. Resterò comunque convinta che era vostro desiderio farmi cosa gradita. Ho l’onore di essere, con estrema considerazione, signor Duca, la vostra umilissima e obbedientissima servitrice”.

    Jeanne riesce a sedurre molti cortigiani. Il Duca de Croy, scive:

    “Andava a tutte le feste, mescolandosi agli altri; ci si abitua a vederla, ecco qual era il suo merito, ma non sembrava avere uno spirito intrigante”.
    Jeanne ha l’intelligenza di sembrare quasi rispettosa verso le altre donne. Pindansat de Mairobert (scrittore e giornalista) scrive:
    “A meno di avere delle ragioni precise d’ostilità contro la favorita, non ci si poteva impedire d’amarla e di ricredersi delle impressioni che il pregiudizio e i suoi nemici avevano diffuso contro di lei. Non era comune allora tanta onestà, gentilezza e dolcezza. Aveva la virtù rara, soprattutto tra le donne, di non parlare mai di nessuno e di non permettersi mai le lagnanze e i rimproveri che un sentimento molto naturale di vendetta avrebbe potuto suggerirle contro gli invidiosi e contro coloro che avevano divulgato, non soltanto gli aneddoti poco gloriosi della sua vita, ma l’avevano anche cosparsa di malvagità e orrori”.

    Ricordiamoci bene di questo scritto.
    Jeanne du Barry ebbe una grande dote: quella della duttilità. Ella capì subito la Corte e ci si adattò alla perfezione, cosa ancora più incredibile se pensiamo alle sue origini. Ma, forse, furono anche le sue origini, a farle tirare fuori la forza di adattarsi a quel mondo.
    Per lei quella era la chance della vita e, da donna di mondo quale era, sapeva che non sarebbe durata per sempre…

    Andiamo avanti.

    Non appena diviene la favorita, Jeanne chiede al Re la grazia per una donna, Apolline Grégeois, accusata di infanticidio e condannata all’impiccagione.
    Apolline era stata l’amante del curato di Liancour, nel Vexin, rimasta incinta e sola perché nel frattempo il curato era morto, non aveva dichiarato ai giudici la sua gravidanza per rispetto verso il suo amante. Secondo un editto del 1556, tutte le donne che non avessero dichiarato la gravidanza potevano essere accusate di infanticidio nel caso in cui il bambino fosse nato morto. Apolline partorì un bambino morto e fu arrestata e condannata all’impiccagione.
    Un moschettiere, monsieur de Mandeville, che non conosceva la condannata, venne a conoscenza del suo caso nell’imminenza della condanna. Egli decise di recarsi da madame du Barry e le raccontò la storia di Apolinne. Commossa, la Contessa scrive subito al Cancelliere:

    “Signor cancelliere, non mi intendo delle vostre leggi, ma sono ingiuste e barbare, sono contrarie alla politica, alla ragione e all’umanità, se fanno morire una povera ragazza che ha partorito un bambino nato morto senza averlo dichiarato. Secondo la nota qui unità, la supplicante è in questa situazione: sembra che ella sia condannata solo per aver ignorato la regola o per non esservisi conformata per un pudore molto naturale. Sottopongo l’esame di questa storia alla vostra giustizia, ma questa sfortunata merita indulgenza. Vi chiedo almeno una commutazione della pena. La vostra sensibilità vi suggerirà il meglio”.

    Il Cancelliere accetta la richiesta di Jeanne. Apolinne viene graziata e condannata solo a tre anni di carcere.
    Il 5 Luglio 1769, Jeanne chiede la grazia direttamente al Re per il Conte e la Contessa di Loüesne. Coperti di debiti i due sposi si erano trincerati nel loro castello e, quando i creditori avevano ottenuto la confisca dei beni e si erano presentati alle porte del castello medievale, il Conte aveva e i suoi uomini avevano aperto il fuoco sui gendarmi e sui messi che dovevano notificare la confisca. Negli scontri morirono tre persone e il Conte e la Contessa furono condannati alla decapitazione.
    La figlia dei Conti, si gettò ai piedi di Luigi XV chiedendo la grazia per i suoi genitori ma fu inutile. La Contessa de Béarn ne parlò con madame du Barry, che, implorò a sua volta il Re. Luigi XV stavolta si commuove:

    “Madame, sono incantato, perché il primo favore che mi chiedete è un atto di umanità”.

    I Conti vengono condannati al sequestro dei beni e alla reclusione perpetua nel castello di Saumur. Nove anni più tardi Luigi XVI commuterà la pena in esilio e concede loro una pensione.
    Nel Luglio 1769, la Corte si trasferisce a Compiègne e Jeanne viaggia con un seguito di tre carrozze a sei cavalli. Cocchieri, postiglioni e scudieri indossano la nuova divisa azzurra con galloni d’argento.
    Jeanne alloggia al castello e segue la caccia del Re a cavallo, vestita con un abito maschile di seta grigia ornato di pizzo incantando chiunque la guardi.
    Il 24 Luglio 1769, Luigi XV offre a Madame du Barry un segno tangibile del suo favore, offrendole il casello di Louveciennes, che la Contessa trasformerà nel delizioso padiglione che si può visitare oggi.
    I lavori nel castello durano tre anni e costeranno 138.268 Livres 8 Soldi e 11 Denari. Il prezzo viene pagato da madame du Barry, che riceve in quel periodo un appannaggio di 300.000 Livres mensili. La spesa non è eccessiva se si considera che Luigi XV aveva pagato 10 milioni di Livres per le dimore di Madame de Pompadour: Crécy, La Celle e Bellevue.

    Festa_a_Louveciennes_il_2_Settembre_1771_
    2 Settembre 1772: festa a Louveciennes nella tenuta della Contessa.
    Incisione di Jean-Michel Moreau.
    Non essendoci più una Regina in vita, il potere della favorita è enorme.
    Jeanne seguiva il Re in ogni suo spostamento, da Marly a Fontainebleau, da Choisy a Compiègne, da Bellevue a Saint Hubert. Inevitabilmente ella viene messa a parte di ogni affare politico perché il Re riceve i ministri nei suoi appartamenti ed ella è sempre presente. Le suppliche vengono rivolte a Jeanne e ben presto ella diviene la protettrice delle arti, forse senza riuscire a far dimenticare il gusto straordinario di madame de Pompadour.
    Gli inviti a cena che la Contessa inviava sono accompagnati da una frase scritta di suo pugno: “Sua Maestà mi onorerà della sua presenza”.
    A Fontainebleau ordina la costruzione di un padiglione ottagonale ad un solo piano e viene incaricato Gabriel della costruzione. Le parti in legno sono eseguite da Rousseau e le parti in bronzo da Gouthières. Il padiglione si trova ad una estremità del giardino di Diane e Jeanne ama riscaldarsi davanti al caminetto realizzato da Boizot. Saranno spese 78.000 Livres per questo padiglione che la Regina Maria Antonietta avrebbe poi fatto abbattere…
    Anche il Principe de Condé invita Jeanne a Chantilly per la caccia, un privilegio non scontato per una favorita.
    Per quanto Luigi XV sembri provare un sentimento molto simile all’amore per Jeanne, anche lei, come tutte le donne nella vita del Re, deve sopportare le sue infedeltà. Nei cinque anni in cui Jeanne fu l’amante ufficiale, i capricci di Luigi XV furono tanti. Tra le altre, una inglese Miss Smith, la signora d’Amerval, figlia illegittima dello scandaloso abate de Terray che la getterà egli stesso nelle braccia del Re dopo aver avvertito Madame du Barry, seguiranno poi delle attrici della Comédie française.
    Infine toccherà ad una olandese, la signora Pater, nata Baronessa di Nieurwerkerke, la cui vita amorosa era stata molto avventurosa. Ella aveva un’idea fissa: andare a letto con il Re. Luigi XV sorridendo disse:

    “Le farò l’onore di amarla una volta”.

    Fu il duca di Duras a fare da intermediario tra il Re e la bella olandese. Pare che, avendolo saputo, Madame du Barry gli disse:

    “Non solo avete presentato la Pater a Sua Maestà, ma avete anche retto il moccolo. Vi prego quindi di non mettere più piede da me”.

    Il 1 Gennaio 1770, Jeanne chiede al Re come regalo ‘les loges de Nantes’. Si tratta degli affitti dei negozi adiacenti al vecchio castello di Anna di Bretagna. Gli affitti rendono una buona somma ogni anno. Jeanne solletica quel regalo per la sua amica, la Marescialla de Mirepoix. Il Re le sorrise:

    ”Madame, sono dispiaciuto di non potervi accordare questa grazia, ho già disposto dell’oggetto”.
    “Ebbene
    - esclama la contessa imbronciata - ecco il quarto favore che vi sollecito e mi rifiutate, il diavolo mi porti se vi importunerò ancora”.
    “Vi arrabbiate troppo presto - risponde il Re - non c’è più niente da fare questo regalo è già promesso, e volete sapere a chi, signora? A voi!”.

    Sembra andare tutto bene per la Contessa venuta dal popolo. Sembra…

    - 2 -
    L’ARRIVO DELL’ARCIDUCHESSA ANTONIA


    Il 1770 è un anno importante per la Corte: le nozze del giovane Delfino Luigi Augusto e dell’Arciduchessa d’Austria Maria Antonia Giuseppa Giovanna d'Asburgo-Lorena sono fissate per il 16 Maggio. Un mese prima dell’arrivo dell’Arciduchessa, il Conte de Mercy, ambasciatore di Vienna a Parigi, inizia a preoccuparsi perché si dice che Madame du Barry sarà tra le 39 dame della nobiltà invitate a cena con la famiglia reale al castello de La Muette, ultima tappa del viaggio dell’Arciduchessa prima di raggiungere Versailles. Il Conte de Mercy scrive all’Imperatrice Maria Teresa:

    “Sembra inconcepibile che il Re scelga questo momento per accordare alla sua favorita un onore finora rifiutato”.

    Il giorno dell’arrivo dell’Arciduchessa Maria Antonia arriva e de Mercy ancora trema all’idea che madame du Barry sia presentata alla giovane sposa. Le carrozze reali, provenienti da Compiégne, si fermano davanti al convento di Saint-Denis dove ormai viveva la figlia del Re, Luisa, diventata suor Maria Teresa. Questa tappa fa tirare un sospiro di sollievo al Conte de Mercy, che ritiene impossibile che il Re possa far incontrare sua figlia suora e la sua amante lo stesso giorno alla giovane Arciduchessa.
    Nel castello de La Muette Maria Antonietta viene presentata ai due fratelli del Delfino, il quattordicenne Conte di Provenza e il tredicenne Conte d’Artois. Altro sospiro di sollievo da parte del conte di Mercy. Sollievo di breve durata, perché poco prima della cena, madame du Barry, bellissima e scintillante di diamanti, s’inchina davanti a Maria Antonietta. Poco più tardi, durante la cena, il Re chiede a Maria Antonietta cosa ne pensa della dama che le sorrideva a capo della tavola.

    “Charmante”, risponde la Delfina.

    Poco dopo Maria Antonietta chiede a Madame Noailles, sua prima dama, quali siano i doveri di madame du Barry a Corte.
    “Divertire il Re”, è la risposta di Madame Noailles.
    “Allora mi dichiaro sua rivale”, dichiara ingenuamente la giovane Principessa.
    Avremmo voluto vedere la faccia della Noailles dopo quella risposta...

    Saranno poi le figlie di Luigi XV e Luigi Augusto a spiegare quali erano i divertimenti di cui si occupava madame du Barry. Ovviamente, Maria Antonietta reagisce con indignazione, immaginando il suo nonno acquisito che si diverte con una giovane donna avente quelle origini e reputazione.
    Terminati i festeggiamenti per le nozze, la vita a Corte riprende con la solita routine, così come le caccie del Re. Dopo la caccia, di solito, il Re offre una cena per pochi intimi nell'appartamento di Mme du Barry e spesso è invitato anche Luigi Augusto. Dopo le nozze, le battute di caccia e le cene riprendono, senza che Maria Antonietta abbia nulla da obiettare.

    Infatti, Maria Antonietta ha ricevuto l’ordine dall’Imperatrice di essere amabile con tutti ed ella fece esattamente come le aveva chiesto sua madre. Per inciso, Maria Teresa sapeva fin da prima che sua figlia partisse per la Francia chi fosse mme du Barry e che origini avesse...
    Il Conte de Mercy scrive all’imperatrice Maria Teresa a metà Giugno del 1770:

    “Madame du Barry ha creduto di dover fare la corte un mattino a Sua Altezza Reale, la principessa l’ha ricevuta senza affettazione. Tutto si è svolto con dignità e in modo da non scontentare nessuno”.

    Per cercare di far accettare madame du Barry alla sua nuova nipote, Luigi XV sperava nei soggiorni in castelli più piccoli dove la famiglia reale passava l’estate. Marly, Choisy e Fontainebleu permettevano una vita più intima e con una etichetta meno rigida. Luigi XV aveva dovuto affrontare l’odio dei suoi figli verso madame de Pompadour e la sua nuova favorita di certo non godeva di un sentimento migliore da parte delle sue figlie, per questo egli sperava che i suoi nipoti fossero più tolleranti.
    Dal canto suo Maria Antonietta ormai sapeva perfettamente qual era il ruolo di Jeanne accanto al Re, né era all’oscuro del passato della favorita.
    Il 9 luglio 1770, Maria Antonietta scrisse a sua madre:

    “Il Re ha mille bontà per me, e io lo amo teneramente, ma fa pietà la debolezza che egli ha per Madame du Barry, che è la più sciocca e impertinente creatura che sia immaginabile. Ella ha giocato tutte le sere con noi a Marly; ella si è trovata due volte accanto a me, ma ella non mi ha parlato, e io non fatto conversazione con lei; ma quando era necessario, io le ho parlato”, e aggiunse:

    “io ho scritto ieri per la prima volta al Re; ho avuto tanta paura, sapendo che Madame du Barry le legge tutte, ma voi potete essere convinta, mia cara madre, che io non farò mai errori né contro né verso di lei”.

    Maria_Antonietta_1
    Maria Antonetta sedicenne Delfina ritratta da
    Joseph-Siffred Duplessis. 1771.
    Piccola parentesi per cercare di dare una dimensione alla cosa.
    Prima di tutto che non è vero che le due donne non si parlarono mai prima della famosa frase del 1772. Certo, per Maria Antonietta quelli erano “colloqui obbligati” dalle circostanze ma, per quanto fredda, l’interazione c’è stata.
    Secondo, che la piccola Delfina cercava in tutti i modi di accontentare la madre e di non creare attriti, ma è altrettanto evidente che non sopportava la du Barry a Corte.

    Proseguiamo.

    Qualche giorno dopo, però, durante il soggiorno al castello di Choisy (circa 27 km a est di Versailles) avviene un incidente che inizia a incrinare la tranquillità tra le due donne.
    Nel piccolo teatro di Choisy i posti sono pochi e vengono contesi con grande vigore. Una sera, mme du Barry arriva con due dame di compagnia, e trova la prima fila occupata dalle dame del seguito della Delfina, che rifiutano categoricamente di cedere i loro posti. Iniziano a volare insulti poco nobili e la du Barry si ritira per evitare uno scandalo. Il giorno dopo, Luigi XV esilia mme de Gramont, una delle dame di compagnia di Maria Antonietta. Non appena Maria Antonietta ne viene a conoscenza, va su tutte le furie e decide di parlare al Re per ottenere giustizia per il suo seguito. Prima che ella parli al Re, il Conte de Mercy riesce a calmarla e le suggerisce di dirgli che non era giusto che la decisione fosse stata presa senza consultarla, dato che è compito della Delfina punire chi fa parte del suo seguito.
    Nel colloquio Luigi XV, loda la saggezza di Maria Antonietta e incolpa dell'accaduto il Conte de la Vrilliere che si occupa della Maison du Roi, ma mme de Gramont rimarrà comunque in esilio.
    A questo punto la neutralità di Maria Antonietta inizia a vacillare. Ella parla a suo marito per persuaderlo a non andare più alle cene private della du Barry, ma questi non cede limitandosi a dirle che non lo fa per puro piacere. Egli continuerà a cenare con suo nonno, la favorita e pochi altri intimi.
    Il 1770 non è ancora finito e le due donne, Maria Antonietta la Delfina e mme du Barry la favorita del Re, si limitano ad evitarsi educatamente.

    Il 3 Settembre 1770, Luigi XV inaugura il Petit Trianon cenando con Madame du Barry. Il 9 Settembre vi trascorrono tutta la notte.
    Per permettere agli ospiti di mangiare senza testimoni, sono state ideate da monsieur Loriol, nella sala da pranzo, le tavole a saliscendi, che permettevano di eliminare i domestici. Ad un segnale, si apriva una botola nel pavimento è una tavola rotonda, insieme ad altre 4 più piccole, le servantes e postillons, salivano già imbandite per i commensali. Dopo la prima portata, la parte centrale della grande tavola scendeva nel sottosuolo è una rosa di metallo cesellato ne prendeva il posto per mascherare il vuoto, poi si ripiegava e scompariva, mentre compariva il resto del pranzo.
    Per realizzare questo sistema sono state spese 136.056 Livres. Il Re e la Contessa ne sono incantati e Liorol riceve 12.000 Livres in dono. Al Petit Trianon, il Re e Jeanne occupano le stanze del piano superiore che, in seguito, diverranno le stanze dei figli di Maria Antonietta.

    - 3 -
    L’INFLUENZA DELLA FAVORITA


    Da alcuni mesi i parlamentari erano in agitazione: essi osavano sempre più spesso ribellarsi all’autorità del Re.
    La goccia che fa traboccare il vaso è il caso del Duca D’Aiguillon. Il Duca è nipote del Duca de Richelieu, e, pur essendo amico di madame du Barry sulla quale aveva molta influenza, è sostenuto dalle figlie del Re, da Luigi Augusto e dal partito dei bigotti. Il Duca è Pari di Francia e Governatore della Bretagna che governa con pugno di ferro essendo un fermo sostenitore del potere assoluto. Il suo governo duro innesca la rivolta dei parlamentari di Rennes che si dimettono in massa chiedendo il licenziamento del Duca dalla carica di Governatore. Essi accusano il Duca di impoverire il popolo ed usare i soldi per la costruzione di palazzi pubblici e strade. Il Re cerca di mediare e chiede ai parlamentari di riunirsi nuovamente, essi obbediscono ma solo per decretare la caduta del Duca e chiedono l’intervento del Parlamento di Parigi. Il Re, preoccupato dall’evolversi degli eventi, ordina al Parlamento di Parigi di fermare la procedura contro il Duca. I Parlamentari ignorano l’ordine del Re e dichiara il Duca d’Aiguillon colpevole e decaduto dal titolo di Pari di Francia.
    Il 27 Giugno 1770, influenzato da Madame du Barry, il Re annulla la decisione del Parlamento di Parigi, restituendo l’onore al Duca. I libellisti mettono sulle labbra del Duca questi versi:

    Dimentichiamo persino il ricordo del mio processo sospeso
    Con delle lettere di grazia non si può essere impiccati
    Io trionfo sull’invidia
    Io godo del Favore
    Se avessi perso la vita non avrei questa felicità
    Ma grazie alle cure della mia amica ho perso solo l’onore


    Il Duca di Castries scrive: “Sì rimproverò a Madame du Barry di aver messo fine a un’ingiustizia”.
    Jeanne invita il Duca a Louveciennes per una grande cena con il Re. Per ringraziarla, il Duca le regala un magnifico vis-à-vis e una carrozza dorata costata 52.000 Livres.

    I rapporti tra Madame du Barry e il Duca de Choiseul sono sempre più tesi, nonostante Luigi XV avesse cercato più volte di mettere in guardia il ministro delle sue intemperanze contro la sua amante. La situazione precipita nel 1770 a causa di quanto stava accadendo nelle attuali Isole Falkland.

    Facciamo un po’ di storia.
    Nel 1715, in seguito al trattato di Utrecht, gli spagnoli avevano preso possesso dell’arcipelago delle Malvine composto da isole, scogli e poco altro. Le due isole principali erano disabitate, così nel 1763 un gruppo di marinai di Saint-Malo vi si installò e l’arcipelago prese il nome di Malouines, ovvero Malvine.
    Nel 1765, gli spagnoli, forti del loro titoli di primi proprietari delle isole, cacciarono gli abitanti.
    Ben presto arrivarono gli inglesi, e come erano soliti fare, presero possesso delle isole e vi costruirono il forte di Egmont. Il governo spagnolo di Buenos Aires inviò tre fregate che presero a cannonate il forte e fecero prigionieri gli inglesi. Il Re d’Inghilterra reagì con ira e armò una squadra navale da inviare contro gli spagnoli. Egli esigeva l’immediata liberazione della guarnigione inglese e la ricostruzione del forte. Il Re di Spagna accettò, ma chiese tempo nella speranza di poter agire attraverso le vie diplomatiche. Agli inglesi interessava solo umiliare gli spagnoli e non volevano perdere tempo. La guerra sembrava inevitabile.

    Torniamo al presente.
    L’ambasciatore francese a Madrid, il Marchese d’Ossun, scrisse un dispaccio a Versailles per illustrare la situazione a Madrid:

    “Il Re di Spagna è vivamente seccato dal modo insultante usato dal ministero britannico, e geloso della sua gloria come un antico cavaliere, avrebbe desiderato la guerra, piuttosto che subire una pace vergognosa. La nazione spagnola è eccitata fino al fanatismo. È una cosa sorprendente che questa nazione, alla quale rimproveriamo con ragione di avere un odio inveterato per la Francia, abbia adottato improvvisamente sentimenti contrari: le città, le province, l’alto clero, i monaci e il pubblico offrono a gara i loro beni, il loro denaro e le loro persone per fare la guerra all’Inghilterra”.

    La Francia e la Spagna erano legate dal patto di famiglia, che imponeva che se uno dei due regni entrava in guerra, l’altro era obbligato automaticamente all’assistenza. Luigi XV, però, era assolutamente contrario alla guerra e voleva risolvere la questione in modo pacifico e diplomatico. Choiseul, pur conoscendo ciò che auspicava Luigi XV, aveva altre idee. Egli, pur riconoscendo che l’Inghilterra aveva delle rivendicazioni prive di fondamento, riteneva che la Spagna avesse esagerato nel suo attacca al forte di Egmont. Choiseul avvertì Madrid di ciò che aveva comunicato a Londra. Questo non gli impedì di iniziare i preparativi per la guerra al fianco della Spagna senza l’approvazione di Luigi XV. Madame du Barry venne informata di quanto stava organizzando il Duca de Choiseul dal suo ex amante e cognato Conte du Barry e informò subito il Re.
    Siamo nel Dicembre 1770 e Luigi XV sta affrontando un duro braccio di ferro con il Parlamento di Parigi. Luigi XV non era incline a piegarsi al volere di nessuno, fosse anche il Parlamento di Parigi. Sapere che il suo Primo Ministro stava andando contro il suo volere e prendeva decisioni senza consultarlo, non lo mise di buon umore.
    Il 23 Dicembre 1770 Luigi XV scrive al Re di Spagna:

    “Signore mio fratello e cugino, Vostra Maestà non ignora quanto lo spirito d’Indipendenza e di fanatismo sia diffuso nel mio regno. La pazienza è la dolcezza mi hanno guidato finora, ma, spinto al limite, e arrivando il mio Parlamento persino a discutere quella autorità che ricevo da Dio, sono deciso a farmi obbedire con tutte le leggi possibili. Se Vostra Maestà può fare qualche sacrificio per conservare la pace senza ferire il suo onore, renderà un grande favore all’umanità e a me in particolare nelle circostanze in cui mi trovo”.


    Un libello dell'epoca raffiguarante mme du Barril...
    La guerra tra Jeanne e Choiseul è ora senza esclusione di colpi.
    Il Conte du Barry fa stampare e diffondere un libello intitolato Les amours du duc de Choiseuil avec sa soeur Madame de Gramont.
    Il Duca risponde diffondendo il libello La comtesse du Baril ou du Tounneau.
    Il Re è sempre più irritato dal comportamento del suo ministro. Il Conte de Mercy parla “di disgusto che il Re aveva nel cuore verso il suo ministro” in una lettera che invia all’imperatrice Maria Teresa.
    Il 24 Dicembre 1770, alle 11 del mattino, negli appartamenti di Madame du Barry, Luigi XV firma una lettera che il Duca de La Vrillére deve consegnare immediatamente al ministro Choiseul:

    “Ordino a mio cugino, il duca de Choiseul, di rassegnare le dimissioni dalla sua carica di segretario di Stato e soprintendente delle Poste, nelle mani del duca di La Vrillére e di ritirarsi a Chanteloup, fino a nuovo ordine”.

    Choiseul non può fare altro che eseguire l’ordine, ma durante l’ultimo giorno che passa a Parigi, moltissimi cortigiani vanno a trovarlo.
    Nei mesi successivi, i cortigiani si recheranno a Chanteloup dal ministro decaduto. Il Principe de Ligne scrive:

    “Ci traferimmo a Chanteloup e insultammo Madame du Barry, abbandonammo per una intera stagione Compiègne e Fontainebleau, i soli viaggi alla moda, perché Versailles era già decaduta”.

    Ma mme du Barry non può che essere felice per essersi liberata del poco rispettoso ministro.


    - 4 -
    LA DELFINA E LA CONTESSA


    Solo il silenzio che Maria Antonietta continua a riservarle mette Jeanne di cattivo umore. Maria Antonietta, spalleggiata dalle zie, inizia ad usare il silenzio contro la du Barry e tutti quelli che la sostenevano.
    Durante le serate di gioco nel suo appartamento la Delfina rivolge la parole di circostanza a mme du Barry, ma finito il gioco la Contessa smette di esistere. Maria Antonietta non la degna di uno sguardo, come se lei fosse una nullità. L'orgoglio ferito spinge la Contessa a parlare con il Re, il quale a metà Marzo, convoca mme de Noailles per lamentarsi della Delfina. Egli le dice che Maria Antonietta si fa guidare dai pettegolezzi e che offrire cibo durante le battute di caccia è sbagliato e troppo confidenziale. Egli non nomina mai la du Barry, ma il messaggio è chiaro.
    Maria Antonietta si affretta a parlare con il Re, gli dice di essere addolorata per i dispiaceri che gli dava. Il Re si scusa a sua volta e tutto torna come prima.
    La tensione però rimane.
    A metà Giugno è il Conte de Mercy ad essere invitato a cena da mme du Barry e dopo cena il Re gli parla lamentandosi della Delfina.
    Non riuscendo a piegare la volontà di Maria Antonietta, il Conte de Mercy chiede aiuto a Maria Teresa, che inizia a scrivere alla figlia chiedendole di cedere. Maria Antonietta inizia a mostrare il suo carattere ostinato e si rifiuta di obbedire.
    Dopo un altro incontro tra il Re e de Mercy, stavolta Maria Antonietta decide di collaborare. La sera dell'11 Agosto, durante il gioco il Conte de Mercy si avvicina a mme du Barry, a sua volta Maria Antonietta si sta per avvicinare per parlare con la Contessa. Improvvisamente mme Adelaide chiede a Maria Antonietta di ritirarsi per andare a salutare il Re. Il piano elaborato da de Mercy fallisce miseramente.
    E quando de Mercy ne parla con Luigi Augusto davanti alla Delfina, questi si limita a dire:

    "Il Conte ha ragione e voi avete torto madame".

    Spaventata per le conseguenze politiche che l'ostinazione di sua figlia avrebbe potuto creare, Maria Teresa diventa sempre più pressante nelle sue lettere, arrivando anche ad usare il ricatto morale. Alla fine Ottobre Maria Antonietta cede e scrive una lettera a sua madre, affermando che non le si chiede una semplice parola, ma di rinunciare al suo orgoglio dinastico e alle sue prerogative reali davanti ad una donna di rango inferiore. Questo aspetto caratteriale così ostinato sarà un tratto fondamentale del carattere della futura Regina di Francia.

    L' 1 Gennaio 1772 tutta la Corte è riunita per porgere gli auguri al Re ed alla famiglia reale.
    Il giorno dopo mme du Barry va a rendere gli omaggi alla Delfina insieme a mme d’Aiguillon (moglie del ministro scelto dalla Contessa e sua grande amica) ed alla Marescialla de Mirepoix.
    Maria Antonietta rivolge la parola alla d’Aiguillon e poi guarda mme du Barry, è la prima volta dopo mesi che lo fa:

    "C'è molta gente oggi a Versailles".

    A cena il Re accoglie Maria Antonietta con grande bontà ed anche nei giorni successivi le mostrerà tutta la sua benevolenza.
    Dopo cena il Conte de Mercy va a trovare la Delfina, che in quel momento era anche insieme al marito Luigi Augusto. Ella gli racconta tutto ed aggiunge:

    “Le ho parlato una volta, ma sono ben decisa a fermarmi qui e questa donna non sentirà più il suono della mia voce”.

    (approfondimento: vedi paragrafo 6 – Appendice).

    - 5 -
    LA “QUASI REGINA”


    Fin dal 1770, Jeanne si era trasferita nell’appartamento al secondo piano che affaccia sulla Corte di Marmo. Le stanze hanno il soffitto basso e sono le più calde in inverno. Il Re può accedere all’appartamento della Contessa tramite una piccola scala situata nella sua camera.
    Le pareti dell’appartamento sono bianche incorniciate d’oro. Dall’anticamera si passa direttamente nella biblioteca che, contrariamente a quella di Maria Antonietta, è molto ben fornita e usata spesso dalla Contessa che acquista i libri secondo il suo gusto. Lo studio è situato ad angolo, proprio sopra a quello del Re, poi si trova il grande salotto e la sala da pranzo. Nella camera da letto, il letto ha le colonnine scanalate con decorazioni di foglie di mirto e rose, di fronte al letto una commode con pannelli di porcellana incassati e dipinti con scene galanti dal celebre Watteau e di Van Loo. La sala da bagno color giunchiglia completa gli appartamenti della favorita.
    Due piccole stanze sono ricavate dietro la camera da letto, una è destinata alla cameriera personale e l’altra ad un piccolo laboratorio di fisica, dove è stata posta anche una voliera piena di uccelli. Accanto all’appartamento di madame du Barry c’è un piccolo appartamento occupato da sua cognata Chon, che è la sua segretaria e la sua dama di compagnia. La livrea di gala della servitù è scarlatta e oro, quella ordinaria color camoscio e argento. I maggiordomi e gli Svizzeri hanno una livrea blu con galloni color argento; i portantini una livrea scarlatta con galloni color argento. Ogni mattina il Re, accompagnato dal Capitano delle Guardie e dal primo gentiluomo si reca nella stanza della Contessa che, ancora avvolta in una vestaglia bianca, lo aspetta seduta in una poltrona. Affascinato, il Re assiste alla toilette della sua amante. Mentre Jeanne viene pettinata e truccata, le vengono proposti i prodotti che lei acquista senza badare a spese. Abiti, stoffe pregiate, profumi preziosi, gioielli, tutto fa parte del “corredo” del ruolo di favorita.
    Tutti conoscono l’amore per l’arte di Jeanne e i mercanti d’arte le propongono ogni giorno quadri e altre opere che Jeanne acquista volentieri.

    Madame_du_barry
    Mme du Barry ritratta da François-Hubert Drouais nel 1771.
    La sera, dopo il coucher pubblico, il Re lascia le sue stanze per raggiungere Jeanne, che è in compagnia dei suoi amici: il Principe d’Hénin, i Duchi de Laval, de Duras e de Cossé, il Conte de Broglie, il Marchese de Chauvelin, monsieur de Talmont il Duca d’Aiguillon, e monieur de Valentinois. Sempre presente anche la sua migliore amica, la Marescialla de Mirepoix.
    Si beve un ratafià di cotogne a anisetta delle Indie e si mangia confetti alla violetta del Delfinato, mentre si chiacchiera; Jeanne a volte suona l’arpa, oppure vengono lette delle opere teatrali. Ella possiede le opere di Voltaire e un giorno, Jeanne incarica La Borde, primo valletto di camera del Re, di portare un messaggio allo scrittore, chiedendogli di “baciarlo sulle due guance”. Il vecchio e galante filosofo le manderà questa risposta:

    “Che! Due baci sul finire della mia vita Che passaporto m’avete mandato Due, ne bastava uno, mia adorabile Egeria Sarei morto di piacere al primo”.

    Per quanto il suo stile e la sua conversazione sono diventati raffinati, a volte Jeanne si lascia andare ad esclamazioni che rivelano le sue origini. Una sera durante una partita a carte, esclama:

    “Ah, sono fritta!”.

    Il suo compagno di gioco, sorridendo, ribatte: “Bisogna ben credervi, signora, perché dovreste saperne qualcosa”.
    L’allusione riguarda il passato di rosticciere del nonno materno di Jeanne, ma ella non si offende e non si vergogna affatto delle sue origini.
    Tra l'altro, Jeanne non smette mai di andare a trovare sua madre che si è ritirata nel Convento Carmelitano di Santa Elisabetta.

    È diventato di moda tra le dame farsi seguire da un negretto che porta un parasole o solleva lo strascico. Anche Jeanne, per seguire la moda, prende con sé un bambino come paggio, ma non sceglie un africano bensì un bambino di pelle molto scura proveniente dal Bengala, che era stato portato in Francia da un capitano inglese. Il bambino arrivò in Francia nel 1770 ed aveva circa otto anni. Egli si chiama Zamor e Jeanne decide subito di farlo battezzare col nome di Louis Benoit. Jeanne sarebbe stata la madrina e il padrino il Conte di La Marche, figlio del Principe de Conti. Per la cerimonia i padrini sono sostituiti da una cameriera di Jeanne e dal portinaio. Per l’occasione, Zamor indossa un abito di seta bianco con galloni d’argento, una piccola spada d’argento e un cappello con le piume. Jeanne si diverte tantissimo a vestire Zamor come un ussaro, o costumi in seta di Napoli, e Zamor ha ben sei abiti di seta per l’estate e sei di velluto rosso per l’inverno. Jeanne si diverte anche a nominare Zamor Governatore di Louvecienne con una rendita annua di 600 Livres.
    Venti anni più tardi, Zamor si vendicherà di Jeanne nel modo più crudele…

    Non essendoci una donna che possa occuparsi della vita di Corte, la Delfina Maria Antonietta è ancora troppo giovane per potersi occupare con diligenza di tutti gli oneri che la sua posizione comportava, è Jeanne che si occupa di organizzare le feste, i divertimenti e della vita di Corte. È lei che si occupa delle feste per i matrimoni del Conte di Provenza e del Conte d’Artois.
    E più il suo ascendente sul Re aumenta, più aumenta il suo appannaggio mensile. Se nei primi mesi della sua ascesa l’appannaggio arrivava a 200.000 Livres, esso divenne in seguito di 250.000, per poi arrivare a 300.000 Livres. Jeanne spende moltissimo per abiti e opere d’arte ma, soprattutto, in gioielli. Ella è più che consapevole che la sua bellezza non durerà per sempre, così come il regno di Luigi XV, per questo acquista gioielli da poter conservare. Nel 1772 il gioielliere Roüen stima che la Contessa possieda gioielli e pietre preziose per un valore di circa 2 milioni di Livres (per fare un paragone, la collana dello scandalo costava 1.600.000 Livres…). Il Re le fa firmare i suoi buoni di credito, che per il ministro Terray hanno lo stesso valore di quelli del Re.

    Fiera della sua bellezza, Jeanne si fa ritrarre dai migliori artisti del suo tempo, da Drouais a Lawrence.
    Nel Febbraio 1773, Jeanne inaugura un nuovo palazzo che ha appena fatto costruire in avenue de Paris a Versailles. La festa è grandiosa, ma il Re non vi partecipa dando un dolore a Jeanne.
    Poco dopo inizia la Quaresima e il predicatore di Corte, l’Abate Beauvais, nel suo sermone tuona contro le spese e le perenni distrazioni di Versailles, mentre tanta gente soffre la fame. Dall’alto del suo pulpito a Versailles, l’Abate evoca Salomone:

    “Infine questo monarca assetato di voluttà, stanco di aver usato per i suoi sensi assopiti tutti i generi di piaceri che circondano il trono, ha finito di cercarne di nuovi nei vili resti della licenza pubblica”.

    I "vili resti" non potevano essere che un riferimento a Jeanne, che si lamenta con il Re:

    “L’Abate fa il suo mestiere, lo nominerò vescovo”, ribatte il Re.

    Poi Luigi XV si rivolge a Richelieu: “Ebbene, mi sembra che il predicatore abbia tirato molti sassi nel vostro giardino”.
    “Sì Sire, - ribatte il vecchio maresciallo - e con tanta forza che alcuni sono rimbalzati fin nel parco di Versailles!”.

    - 6 - APPENDICE
    LE HA PARLATO DAVVERO UNA SOLA VOLTA?


    In realtà ci sarebbero state altre due circostanze nelle quali Maria Antonietta ha interagito con la Contessa du Barry dopo la famosa frase del 2 Gennaio 1772.
    Una è il 14 Agosto 1772, durante il soggiorno della Corte a Compiègne. Ce lo riferisce il Conte de Mercy:

    “...essendo la favorita arrivata dopo la messa del Re, insieme alla Duchessa d’Aiguillon, la Delifina rivolse dapprima la parola a quest’ultima e, voltandosi verso la favorita, disse qualche frase sul tempo e sulle partite di caccia in modo tale che, senza rivolgersi direttamente alla du Barry, questa potesse credere che erano dirette a lei come alla Duchessa d’Aiguillon. Non occorreva di più per renderla felice”.

    Un’altra è il 27 Novembre 1772.
    Il giorno prima la du Barry annuncia a de Mercy che il giorno seguente sarebbe andata a rendere omaggio alla Delfina e lo pregava di agevolare l’incontro nella migliore delle maniere.
    Il 27, prima dell’incontro, Maria Antonietta dice a Mercy:

    “Ho pregato molto. Ho detto: “O mio Dio, se volete che parli, fatemi parlare. Agirò secondo ciò che vorrete ispirarmi”.

    Prima di cena mme du Barry si presenta alla Delfina insieme all’immancabile Duchessa d’Aiguillon. La Contessa s’inchina e Maria Antonietta le dice:

    “C’è cattivo tempo. Non si potrà passeggiare per tutto il giorno”.

    Scriverà de Mercy a Maria Teresa d’Austria:

    “Questa frase non era rivolta direttamente alla persona e, sia per il tono che per il comportamento, l’accoglienza non era stata delle migliori. Per fortuna era presente in quest’occasione il Delfino; ho notato in questa circostanza l’aria d’imbarazzo e la freddezza dell’Arciduchessa”.

    Il secondo episodio che vi raccontiamo lo riporta solo Castelot, che è un biografo troppo autorevole per aver pubblicato una cosa non verificata o, quanto meno, che non abbia solide basi.
    Sia come sia, è probabile che Maria Antonietta abbia “dovuto” rivolgere la parola alla Contessa altre volte dopo il 2 Gennaio 1772, e quindi il mito “dell’unica volta” verrebbe sfatato, mentre rimane certa la repulsione che aveva nei suoi confronti…

    Continua...


    Louis_XV_e_Mme_du_Barry_Petit_Trianon_-_Joseph_Caraud__1878_
    Luigi XV e Mme du Barry scendono le scale del Petit Trianon immaginati da Joseph Caraud nel 1878.



    Edited by Fede70 - 13/5/2022, 11:38
     
    Top
    .
25 replies since 16/2/2022, 20:27   6399 views
  Share  
.